Biografia

Umberto Signa

Umberto Signa (Palermo 1942), architetto, ha, da qualche tempo, ripreso la passione giovanile  della pittura e della scultura.
Non che questa passione si fosse mai spenta; in realtà si alimentava di letture, di mostre, di qualche appunto critico su artisti conosciuti.
Nei primi anni Sessanta, in coincidenza con l’inizio degli studi di architettura, interviene ‘la sindrome del foglio bianco’, un chiedersi troppi perché, un certo fastidio per la ‘inutilità’ dell’arte, per la gestualità narcisistica e autoreferenziale di tanti presunti artisti  e per contro la irraggiungibilità dei Grandi.
Tutto questo coincide con il periodo di, forse, maggior distacco nel Novecento, tra le arti visuali e l’architettura; sempre più formaliste e incapaci di  dare un senso alle proprie scelte le prime, sempre più lontana dai formalismi e fin troppo funzionalista e tecnica la seconda.
Inevitabile, in questo clima, il distacco dalla pittura e la maturazione della formazione di architetto nel periodo di tensione civile e politica degli ultimi anni Sessanta. Questa si concretizza, infine, in impegno professionale nel campo dell’urbanistica e degli studi territoriali, in un organismo per lo sviluppo del Mezzogiorno, all’Università, e al Comune di Palermo.
Ma la passione cova … e così viene fuori qualcosa: caricature e disegni, strisce e libretti di satira politica, e ultimo, un panphlet a fumetti sulla storia del Piano Regolatore di Palermo (su cui l’autore è stato direttamente impegnato).
Ormai da circa 20 anni l’indugio è stato definitivamente rotto anche grazie all’incoraggiamento di un amico, anch’egli architetto e artista, che ha posto fine alle indecisioni e ai dubbi. Così, con un percorso ripreso quasi dove si era interrotto decenni prima ma con maggiore consapevolezza critica, nascono i primi studi e ‘omaggi’ a futuristi, suprematisti, puristi, che possono considerarsi i ‘riferimenti’, i primi almeno, insieme a Burri, perché l’artista (termine da cui il  nostro rifugge perché troppo altisonante) opera e indaga a 360 gradi e senza curarsi di apparire coerente,    anche perché non si è mai posto, da quando ha ripreso, il problema di ‘apparire’, in quanto la sua opera nasce senza alcuna voglia o bisogno di ‘mostrarsi’ né di ‘collocarsi’ in correnti o movimenti, ammesso che ancora ve ne siano, né tampoco sul mercato.

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